L’Italia ha un’economia industriale diversificata, che è divisa in un nord industriale sviluppato, dominato da società private e un sud prevalentemente agricolo, meno sviluppato, spesso dipendente dal welfare, con un alto tasso di disoccupazione.
L’economia italiana è guidata in gran parte dalla produzione di beni di consumo di alta qualità (il noto made in Italy) prodotti da piccole e medie imprese, molte delle quali a conduzione familiare.
L’Italia ha anche una considerevole economia sommersa, che secondo alcune stime rappresenta il 15% del PIL. Queste attività sono più comuni nei settori dell’agricoltura, delle costruzioni e soprattutto dei servizi. L’Italia è arrivata lentamente e con ritardo ad attuare le necessarie riforme strutturali, come quella della riduzione del deficit e quella dell’aumento delle opportunità di lavoro per i giovani lavoratori, in particolare le donne, dove risulta ancora essere molto indietro in Europa.
La crisi finanziaria internazionale ha peggiorato le condizioni del mercato del lavoro italiano, con la disoccupazione che è arrivata dal 6,2% nel 2007 all’8,4% nel 2010, con un 35% di disoccupazione giovanile.
Guardando all’Italia nel lungo periodo si può facilmente intuire come la mancanza di politiche del lavoro, soprattutto politiche di tutela del lavoro delle donne-madri e la mancanza di incentivi reali alle famiglie, porteranno ad un ulteriore abbassamento del tasso di natalità, che poteva essere agevolato dall’immigrazione. Le più recenti politiche di immigrazione legate alle quote metteranno a dura prova l’economia del paese.
Un aumento delle esportazioni e degli investimenti guidato dalla ripresa economica globale ha tuttavia aiutato l’economia italiana a crescere solo di circa l’1% nel 2010, dopo una contrazione del 5% nel 2009. A distanza di 10 anni nel 2019 le stime sembrano essere stazionarie.
Il governo italiano ha faticato a limitare la spesa pubblica, ma il debito pubblico estremamente elevato dell’Italia rimane superiore al 115% del PIL, e il suo deficit fiscale – solo l’1,5% del PIL nel 2007 – ha superato il 5% nel 2009 e 2010, ed il debito del paese è aumentato.
La Forza lavoro è di 25,54 milioni (stima 2015)
Così suddivisa nelle diverse occupazioni:
Agricoltura: 3,9%
Terzo Settore: 28,3%
Servizi: 67,8% (2011)
Esportazioni: 454,6 miliardi (stima 2015). Comprendenti esportazioni di materie prime, prodotti di ingegneria, tessuti e abbigliamento, macchinari di produzione, veicoli a motore, attrezzature per il trasporto, prodotti chimici; cibo, bevande e tabacco; minerali e metalli non ferrosi.
Importazioni: 389,2 miliardi (stima 2015). Comprendenti importazioni di materie prime, prodotti di ingegneria, prodotti chimici, mezzi di trasporto, prodotti energetici, minerali e metalli non ferrosi, tessuti e abbigliamento; cibo, bevande e tabacco.
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Fonte: i dati sono tratti dalla pubblicazione annuale della CIA che riporta i dati statistici fondamentali e una sintesi di informazioni riguardanti tutti i paesi del mondo (CIA The World Factbook)
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