Febbraio 2016

Tutela contro i rumori molesti

Il disturbo della quiete cagionato da rumori che superano la normale soglia di tollerabilità può essere tutelato sia in sede civile che in sede penale, con dovute differenze. Posto che le immissioni siano in grado di ledere gli interessi della persona umana costituzionalmente garantiti come il riposo notturno, la serenità e l’equilibrio della mente, con ciò confermando un orientamento consolidatosi nel corso degli anni (Cass. nn. 26972/2008 e 26975/2008) e che la natura stessa del diritto di proprietà esclude ogni condotta che abbia quale risultato quello di limitare il godimento di un bene, risulta pacifico che sorge in capo al soggetto leso il diritto di ottenere la cessazione delle turbative ed il risarcimento del danno.

Doverosa premessa è individuare quali rumori possano essere considerati eccedenti la normale soglia di tollerabilità.

Si tratta di rumori che impediscono lo svolgimento delle normali attività diurne o del riposo notturno ed altresì di quei rumori che eccedono la soglia di decibel fissata.

continua a leggere

Gennaio 2016

Scivolare al supermercato dà diritto ad un risarcimento? In quali casi?

Sono numerosi i casi di richieste di risarcimento di chi si fa male scivolando al supermercato, in palestra, o di chi si infortuna giocando a calcetto. L’aver subito un danno in un luogo, sia esso pubblico o privato può far sorgere il diritto al risarcimento del danno, che graverà sul “custode” del luogo.

Ai sensi dell’art. 2051 del codice civile, la responsabilità del custode non esige, per essere affermata, alcuna attività o condotta colposa, ma si può considerare presunta.

Va puntualizzato peraltro che la nozione codicistica di “custode” non sempre coincide con quella utilizzata nel linguaggio comune.

Il diritto al risarcimento, infatti, nei confronti del custode, trova il proprio fondamento giuridico nella responsabilità oggettiva derivante dal nesso eziologico-causale (tra il bene che causa il danno ed il danno stesso).

Il risarcimento discenderà dal fatto che la cosa che ha provocato il danno sia oggetto di custodia e che conseguentemente vi sia una relazione tra la cosa stessa e colui il quale sia proprietario, possessore o detentore.

Dunque dovere di custodia che incombe sul soggetto che, a qualsiasi titolo, ha un effettivo (e non occasionale) potere fisico sulla cosa, in relazione all’obbligo di vigilare in modo da impedire che arrechi danno a terzi e prevede una responsabilità che prescinde dall’accertamento della pericolosità della cosa stessa.

Ne deriva che in maniera incontrovertibile la responsabilità degli infortuni occorsi agli utenti, per il sol fatto che essi si siano verificati, che sarà aggravata laddove non vi sia stato un rigoroso rispetto delle normative esistenti né un comportamento volto a scongiurare la situazione di pericolo nonché il potenziale nocumento.

Di certo una preventiva attività di controllo e sorveglianza sarebbe stata idonea ad evitare il danno ed a scongiurare il fatto che un luogo, o un bene, di per sé non pericoloso, lo diventi al punto da provocare la caduta. Ciò non toglie che vi debba essere un dovere di cautela da parte di chi entri in contatto con la cosa.

Dunque diventerà rilevante il comportamento tenuto dal danneggiato laddove il danno poteva essere scongiurato con l’adozione di un comportamento ordinariamente cauto, da parte dello stesso. In casi come questo il danno non sarà stato cagionato dalla cosa, ma dalla colpa del soggetto agente.

Gennaio 2016

Come recuperare un credito: meglio fare causa?

Con il termine generico di recupero del credito si fa riferimento a tutte le attività che il creditore svolge contro il debitore per ottenere il pagamento di quanto gli spetta.

Meglio il recupero stragiudiziale oppure il recupero giudiziale?
In alcune situazioni si rende praticamente necessario ricorrere all’azione legale. Per comprendere meglio di cosa sto parlando puoi leggere come funziona il recupero crediti giudiziale (ulteriori info nella sezione consulenza on-line).

Si tratta di attività che hanno dapprima la finalità di ottenere il risultato senza interessare l’autorità giudiziaria (come i solleciti di pagamento, le diffide, i tentativi di conciliazione imposti in determinati casi dalla legge). Ed in questo caso di parla di attività stragiudiziale.
Se poi questi tentativi non raggiungono l’effetto sperato (e quindi il pagamento da parte del debitore) al creditore non resta che ricorrere all’autorità giudiziaria per ottenere quanto gli spetta attraverso l’esecuzione sul patrimonio del debitore.
Tutti questi passaggi saranno dettagliatamente esaminati nei paragrafi che seguono.
In via generale è comunque opportuno

continua a leggere

Luglio 2015

Risarcibilità dei danni derivanti da infedeltà coniugale

Secondo un orientamento ormai consolidato, la Suprema Corte di Cassazione afferma il principio della risarcibilità dei danni derivanti dall’infedeltà coniugale, che rappresenta una delle ragioni più frequenti delle crisi di coppia. L’infedeltà coniugale è infatti punita non solo con un eventuale addebito della separazione, ma anche con il pagamento  dei danni che il coniuge vittima del tradimento ha subito.

continua a leggere

Luglio 2015

Principi di diritto: vizi e mancanza di qualità nella cosa venduta

Il venditore è tenuto a garantire che la cosa venduta sia immune da vizi che la rendano inidonea all’uso cui è destinata o ne diminuiscano in modo apprezzabile il valore ( art. 1490 c.c. ), si parla tradizionalmente di “garanzia per vizi occulti”, il venditore non ne risponderà solo nel caso in cui i vizi erano conosciuti dal compratore. La garanzia è dovuta per legge ed il patto che la esclude non vale se il venditore ha taciuto in malafede i vizi della cosa.
Il compratore della cosa viziata ha due rimedi rappresentati dalle “azioni edilizie” (nome rimasto dal diritto romano perché previste negli editti degli edili curuli). Le azioni edilizie sono 1) L’ Azione Redibitoria, che è una forma di risoluzione con la restituzione del prezzo e 2) l’ Azione Estimatoria ( o quanti minoris ) con la quale il compratore chiede una riduzione del prezzo in rapporto con la minore utilità offerta dalla cosa. Non va però dimenticato che “Electa una via non datur recusus ad alteram”: la scelta tra le due azioni è irrevocabile se fatta con domanda giudiziale ( art. 1492 c.c. ). Il venditore oltre a restituire il prezzo è obbligato in ogni caso a risarcire i danni quando non prova di aver ignorato – senza colpa – i vizi della cosa ( art. 1494 c.c. ). Questa norma pone a carico del venditore anche un dovere di diligenza per l’accertamento dello stato in cui si trova la cosa venduta.
L’esercizio delle due azioni edilizie è sottoposto a termini rigorosi di prescrizione e decadenza. Il Termine di Decadenza è di  otto giorni dalla scoperta per la denunzia dei vizi al venditore. Il Termine di Prescrizione è di un anno dalla consegna per l’esercizio dell’azione.
Non va comunque dimenticato che sono diversi i rimedi a favore del compratore che si affiancano alle azioni edilizie. La legge equipara ad esempio la mancanza delle qualità promesse alla mancanza delle qualità essenziali ed egli potrà agire con le azioni per la risoluzione. Il compratore ha inoltre la possibilità di esperire tutte le azioni contrattuali di nullità e di annullamento ( anche per errore ), rescissione e risoluzione ( la consegna dell’ aliud pro alio rappresenta infatti un’ipotesi di inadempimento ), in più egli potrà esercitare le citate azioni edilizie per i vizi della cosa e la risoluzione per mancanza di qualità essenziali.

Maggio 2015

Infortuni sul lavoro: responsabilità del datore e onere probatorio del danneggiato

In tema di responsabilità del datore di lavoro, la Cassazione si è pronunziata con una rilevante sentenza, nell’ambito della quale ha affermato che per violazione delle disposizioni dell’art. 2087 cod. civ., la parte che subisce l’inadempimento non deve dimostrare la colpa dell’altra parte.
Dato che, ai sensi dell’art. 1218 cod. civ., è il debitore-datore di lavoro che deve provare che l’impossibilità della prestazione o la non esatta esecuzione della stessa o comunque il pregiudizio che colpisce la controparte derivano da causa a lui non imputabile. La parte è comunque soggetta all’onere di allegare e dimostrare l’esistenza del fatto materiale ed anche le regole di condotta che assume essere state violate, provando che l’asserito debitore ha posto in essere un comportamento contrario o alle clausole contrattuali che disciplinano il rapporto o a norme inderogabili di legge o alle regole generali di correttezza e buona fede o alle misure che, nell’esercizio dell’impresa, debbono essere adottate per tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro (Cassazione civile Sentenza, Sez. Lav., 21/05/2015, n. 10465). continua a leggere

Maggio 2015

Contratto preliminare: ammissibilità

Che cos’è

Il contratto preliminare di compravendita è il principale strumento contrattuale con il quale le persone che intendono vendere o acquistare una casa di abitazione (o qualsiasi altro immobile) si impegnano, per iscritto a pena di nullità (il contratto nullo è invalido e non produce alcun effetto), a fare ciò. Si badi bene, le parti si impegnano o, per meglio dire, si obbligano giuridicamente con efficacia vincolante tra di loro, ad alienare e ad acquistare l’immobile. Ciò significa che le parti del contratto, e più precisamente il promittente venditore, proprietario dell’immobile che intende alienarlo, e il promittente acquirente, che intende quindi acquistare, assumono l’impegno o l’obbligo, rispettivamente, di vendere e acquistare la casa, e quindi si impegnano a stipulare un nuovo contratto, il contratto definitivo di compravendita, con il quale unicamente avverrà il trasferimento di proprietà.

continua a leggere

NEWER NEWER 1 2 4 5