Novembre 2017

Contratti di lavoro a termine: le ambiguità della Corte di Giustizia UE

Ha fatto piuttosto scalpore la recente sentenza delle Sezione Unite della Corte di Cassazione (Cassazione Civile, SS.UU. sentenza 15/03/2016 n° 5072) in cui, relativamente al pubblico impiego ed al relativo abuso di contratti a termine, si afferma che il dipendente abbia sempre diritto al risarcimento del danno ex L. 183/2010 in quanto vi sarebbe la presunzione del danno subito.

Ferma restando l’impossibilità di conversione del contratto a termine in contratto a tempo indeterminato, previsione peculiare del nostro ordinamento che già ha posto non pochi problemi di compatibilità con la disciplina comunitaria, si tratta senz’altro di una pur parziale vittoria.

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Marzo 2017

Incidenti stradali: se l’assicurazione non paga

Spesso accade che passino numerosi giorni (anche mesi) senza che il danneggiato riceva risarcimento alcuno da parte della compagnia assicurativa e alle sofferenze causate da incidenti allora si aggiungono le fatiche per avere riconosciuti i propri diritti di assicurato-danneggiato.

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Maggio 2016

Quali conseguenze ha il mobbing? Come difendersi?

L’attività di mobbing può determinare nella vittima perdita d’autostima, ansia, esaurimento nervoso, depressione, insonnia, nevrosi, isolamento sociale, attacchi di panico e può anche essere causa di cefalea, annebbiamenti della vista, tremore, tachicardia, sudorazione fredda, gastrite, dermatite, ed anche di suicidio, nei casi più gravi.

In diversi casi vengono favoriti i conflitti e le inimicizie tra la persona presa di mira e i colleghi, mentre le vengono vietati  contatti con le persone con le quali ha un buon rapporto. Ciò allo scopo di isolare la vittima sul posto di lavoro e/o di allontanarla definitivamente o comunque di impedirle di esercitare un ruolo attivo sul lavoro.

Le azioni di dequalificazione o marginalizzazione professionale danno luogo talvolta ad un “terrore psicologico” sul luogo di lavoro, che consiste in una comunicazione ostile e contraria ai principi etici, perpetrata in modo sistematico da una o più persone, principalmente contro un singolo individuo, che viene per questo spinto in una posizione di impotenza e impossibilità di difesa e qui costretto a restare con continue attività ostili.

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Maggio 2016

Danno non patrimoniale: scostamento da tabelle milanesi va motivato

In materia di danno non patrimoniale e di tabelle milanesi la sentenza n. 2167/2016 torna a parlare di quantificazione del danno.

Come noto, ormai da anni per la quantificazione del danno non patrimoniale l’attore ed il giudice si basano quelle che sono le determinazioni dettate nelle tabelle milanesi.

Ai sensi della sentenza n. 12408/2011 le tabelle milanesi rappresentano infatti l’unica via per pervenire ad una compensazione economica che sia adeguata e ristoratrice del pregiudizio subito. In particolare la pronuncia della Suprema Corte stabilisce che il ristoro deve tener conto non solo della quantificazione strictu sensu del danno ma anche tenere conto delle circostanze del caso concreto affinché appunto il ristoro sia congruo e si basi sui principi di adeguatezza e proporzionalità (Cassazione n. 9231/2013)

Un ruolo determinante nella valutazione è altresì rivestito dal giudice dalla propria valutazione equitativa e dal suo libero apprezzamento.

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Maggio 2016

Tutelarsi nei mutui a tasso variabile

La Corte di Giustizia Europa ha di recente preso posizione in merito ai mutui a tasso variabile contenenti la c.d. clausola del “tasso floor”. Questa tipologia di mutui si caratterizza per il fatto che la rata e il relativo tasso non scendono sotto un certo limite stabilito in  favore delle banche.

La pronuncia della Corte giustizia europea ha fatto sì che l’Italia emanasse un decreto attuativo sulla materia, con un chiaro impatto sia sui mutui già stipulati sia su quelli che verranno stipulati in futuro.

La direttiva europea sui mutui dunque apporta rilevanti modifiche sulle regole vigenti ed in particolare per i casi di ritardi nei pagamenti delle rate che vanno dai 30 ai 180 giorni.

In questo arco temporale, il ritardo potrà essere tollerato e si potranno evitare eventuali decreti ingiuntivi ed esecuzioni forzate pagando la somma corrispondente agli interessi di mora maturati, tralasciando (momentaneamente) la somma della sorte capitale.

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Maggio 2016

Mobbing pianificato: in quali casi è riscontrabile

Per mobbing si intende l’insieme delle condotte persecutorie poste in essere nell’ambiente di lavoro e messe in atto con continuità.

Recenti pronunzie della Corte di Cassazione hanno identificato una forma articolata di tali condotte persecutorie, che prende il nome di “mobbing pianificato”.

Esso si ha nel momento in cui l’attività persecutoria non è fine a sé stessa ma è pianificata e funzionale alla espulsione del lavoratore, causandogli una serie di ripercussioni psicofisiche che spesso sfociano in specifiche malattie (disturbo da disadattamento lavorativo, disturbo post-traumatico da stress) con andamento cronico.

Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento (che potrebbe causare imbarazzo o problemi di vario tipo al datore di lavoro) o per stroncare ritorsioni a seguito di comportamenti non condivisi (ad esempio, denuncia ai superiori o all’esterno di irregolarità sul posto di lavoro), o per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte o richieste immorali (sessuali, di eseguire operazioni contrarie a divieti deontologici o etici, etc.) o illegali.

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